I L P E S C E R U B A T O
Stavo tornando a casa da scuola; era autunno inoltrato e pioveva. Mentre camminavo lungo il bordo di uno stagno disidratato, dove d'estate vengono allevati i pesci, i miei stivali scivolavano nel fango appiccicoso e il tempo brutto che c’era in quel momento, mi faceva sentire triste. All'improvviso vedo un corvo, che cattura un pesce in una pozzanghera dello stagno e cerca di afferrarlo con il becco. Il pesce trema nel fango e non cede al becco del corvo, sente che per lui è quasi arrivata la fine, ma si dimena sperando ancora di sfuggire al corvo. In quell’istante il mio istinto di caccia mi coinvolse immediatamente e successivamente mi precipitai a portare via la preda dal becco di quel corvo. Pensai che quel pesce non poteva sfuggirmi, come si suol dire: chi dorme non piglia pesci! Immaginate come il mio morale si era risollevato immediatamente, per essere stata in grado di catturare il pesce, nonostante fossi immersa fino alle ginocchia nel fango di quella pozzanghera. Pensai, che avrei fatto felici i miei genitori, per essere stata una brava cacciatrice “mia figlia ha portato a casa la Preda!“. Era ancora una bella camminata per tornare a casa, ma non prestai attenzione ai miei piedi congelati che sguazzavano negli stivali, o alle mani intorpidite che reggevano con cura il mio prezioso bottino. Stavo già tagliando mentalmente il pesce e allo stesso tempo sono riuscita a vantarmi con i compaesani del mio pescato a mani nude: guarda, dicono, Tomilina la giovane non è peggio dei suoi parenti pescatori! Gli abitanti del villaggio annuirono in segno di approvazione, furono sorpresi e mi consigliarono di correre velocemente a casa prima che mi prendessi un raffreddore, per le mie gambe nei pantaloni bagnati, i miei piedi tutti inzuppati e con le mani congelate. Dopo essere corsa a casa, ho deciso di organizzarsi un banchetto, con la musica. Sbavando sono riuscita a pulire e sventrare il pesce da sola, fortunatamente l’ho imparato da mia madre quando ripuliva montagne dal pescato di mio padre. E poi ho acceso il fornello e ho fritto il pesce in padella. Apparecchiavo la tavola come nei migliori ristoranti, così mi sembrava allora. Tirai fuori la forchetta e il coltello, un tovagliolo e mi preparai persino una bevanda a base di marmellata e acqua. E così ha iniziato solennemente la degustazione, accendendo la radio con un disco pop polacco, per creare l'atmosfera. In generale, il pesce si è rivelato come un pesce normale, ma ero piena di orgoglio per averlo preso io stessa con le sole mie mani in modo predatorio, e di averlo fritto. Non mi dispiace per il corvo, perche a me ci ho pensato io mentre a lui ci penserà Dio che gli darà di più.
Autore:
Zhanna
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